Tu ci credi all’esistenza degli extraterrestri, Scully?
~ X-Files 1x01
No, a rigor di logica direi proprio di no, vista la distanza tra la Terra e gli altri corpi celesti, l’energia necessaria sarebbe superiore alla capacità di qualunque veicolo spaziale
X-Files è senza dubbio una delle serie che ha meglio rappresentato gli anni ‘90; io l’ho vista per la prima volta quest’anno e mi sono subito fatta catturare da quell’atmosfera che mescola paranoia, folklore e sette religiose ad una massiccia dose di autoironia e giacche con le spalline. La si guarda sorridendo; soprattutto delle strampalate ipotesi dell’agente “spettrale” Mulder, che eppure si rivelano quasi sempre fondate e in cui rinveniamo i punti salienti delle più diffuse teorie del complotto odierne. Come è stato giustamente notato, X-Files mette in scena diversi livelli di ansia nei confronti dell’inizio del nuovo millennio; tale ansia si manifesta per lo più come una profonda diffidenza nei confronti del governo, accusato tra le altre cose di cospirare per nascondere la realtà dell’invasione e dei rapimenti alieni, di effettuare esperimenti di vario genere sulla popolazione e di somministrare vaccini, come quello contro il vaiolo, per mappare il DNA di tutti i cittadini a scopi segreti (eh già).
Andata in onda dal 1993 al 2002, nelle sue 11 stagioni la serie ha esplorato ogni tipo di fenomeno paranormale e con il motto “la verità è là fuori” ha incarnato lo spirito di ogni buon complottista, l’atteggiamento di chi è abbastanza coraggioso e sveglio da non credere alle menzogne che gli vengono rifilate dai poteri forti ma anzi insegue testardamente le proprie teorie, diffidando delle più plausibili spiegazioni scientifiche. La scienza in X-Files, rappresentata dall’agente dell’FBI Dana Scully, contribuisce in modo sostanziale alla risoluzione del caso ma non è quasi mai sufficiente; quello che manca è la fede nel paranormale, e a questo pensa Mulder. Se Scully è un personaggio logico, razionale e scettico, Mulder è più impulsivo, testardo, spinto da una crescente fame di risposte. Anche se Mulder rimane il protagonista dello show, i due personaggi si bilanciano a vicenda e Scully non si limita al tipico ruolo di spalla: spesso la vediamo portare avanti le indagini in modo indipendente e decisivo; non è messa in ombra dal collega, anzi i due risolvono il caso insieme facendo leva sulle proprie personali competenze.
Il personaggio di Scully ha sempre colpito e affascinato il pubblico di X-Files, probabilmente perché gli sceneggiatori non l’hanno scritto facendo ricorso ai soliti stereotipi: il suo aspetto fisico è valorizzato ma non è mai lo scopo finale di una scena o di un’inquadratura, ossia non costituisce un fine in sè; la sua bellezza, come il suo essere una donna, non gioca alcun ruolo nello show, non la avvantaggia né la penalizza. Scully è sempre ben vestita, truccata e pettinata e sicuramente anche i suoi look hanno avuto un impatto sul pubblico, ma quello che viene davvero messo in risalto nella serie sono le qualità del suo carattere e la sua competenza. È un personaggio sfaccettato, molto più di Mulder: capita che abbia paura ma non si tira mai indietro, è razionale e scettica eppure possiede anche una forte fede cattolica; la sua integrità morale le rende molte semplice districarsi in situazioni ambigue e comportarsi sempre nel modo più giusto. Le sue idee e opinioni sono ascoltate con attenzione da Mulder, anche quando i due non si trovano d’accordo.
A colpire maggiormente gli spettatori, soprattutto quelli femminili, sono tuttavia le capacità professionali dell’agente Scully dovute alla sua formazione scientifica di medico patologo. Vederla risolvere i casi grazie alle proprie intuizioni, al lavoro di laboratorio e al suo approccio logico avrebbe, infatti, suscitato in molte donne il desiderio di intraprendere una carriera professionale simile, tanto che si è arrivati a parlare di un vero e proprio “effetto Scully”. Una ricerca condotta dalla 21st Century Fox insieme con il Geena Davis Institute on Gender in Media ha scoperto una correlazione tra le donne che conoscono e hanno guardato X-Files ed il loro percorso professionale. Secondo questo studio circa i due terzi delle donne interpellate che lavorano in ambito scientifico considerano il personaggio di Dana Scully un esempio da seguire; inoltre risulterebbe più probabile, per una donna che ha guardato X-Files, intraprendere gli studi nelle cosiddette STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), che purtroppo ancora oggi sono caratterizzate da un forte divario di genere.
Il gender gap in ambito formativo e professionale esiste da sempre e naturalmente non solo a scapito delle donne: secondo il rapporto del World Economic Forum gli uomini costituiscono in media una minoranza nel settore dell’educazione, della salute e del welfare, mentre le donne sono sottorappresentate nelle discipline scientifico-tecnologiche. Le motivazioni di tale squilibrio sono per lo più di matrice culturale: l’incoraggiamento di genitori e insegnanti verso determinate professioni è spesso influenzato da stereotipi di genere che si tramandano di generazione in generazione e che vedono la donna ricoprire incarichi di assistenza e di cura, lavorare con bambini ed anziani o svolgere funzioni amministrative. Gli uomini, invece, sono maggiormente spronati a studiare per diventare scienziati, medici, politici, ingegneri, ad ambire a ruoli decisionali e di prestigio.
Dato che l’ambiente sociale in cui un soggetto vive esercita una forte pressione sulle sue idee, desideri e timori, è necessario considerare i prodotti trasmessi dalla televisione o i contenuti che troviamo in rete mai come puro e semplice intrattenimento. Il meccanismo dell’identificazione secondaria permette allo spettatore di immedesimarsi con i personaggi rappresentati sullo schermo grazie ad alcune analogie che egli riscontra tra il proprio Io e quello dei personaggi. Una volta avvenuta tale identificazione, lo spettatore potrà simpatizzare con essi, gioire dei loro successi o piangere delle loro delusioni; così una ragazza che guarda X-Files può immedesimarsi con l’agente Scully, sentire il suo coinvolgimento nelle indagini e provare la soddisfazione di risolvere un caso difficile, desiderando quindi qualcosa di simile nella propria vita. L’effetto Scully dimostra l’influenza che i media possono esercitare non solo nello sviluppo dell’identità di genere ma anche nelle scelte di vita in generale, e che pure un intrattenimento leggero come X-Files può contribuire in modo sostanziale a formare la nostra concezione del mondo e il posto che vi occupiamo.