I qualia e il carattere soggettivo dell'esperienza

Provate a spiegare a qualcuno che non può vedere i colori com'è guardare l'azzurro del cielo o il verde di una lunga distesa d'erba, provate a spiegare a qualcuno che non può sentire i sapori cosa si prova ad assaporare il gusto del dolce, del salato, o dell'aspro. Oppure se avete un animale domestico, osservatelo e chiedetevi non tanto come funzioni il suo sistema visivo o olfattivo etc, ma piuttosto come sarebbe essere al suo posto, come sarebbe vedere, sentire e vivere nel mondo come fa lui. Tutti questi aspetti vengono ascritti ai caratteri soggettivi e qualitativi degli stati mentali coscienti, definiti dal filosofo Daniel Dennett "Qualia". I qualia sono i modi in cui le cose ci sembrano; sono quindi privati, ossia relativi al soggetto a cui appartengono e non comparabili a ciò che provano gli altri. Sono inoltre semplici, non riducibili a nient'altro e proprio da queste caretteristiche deriva la loro ineffabilità, ossia l'impossibilità di spiegarli ed esprimerli. In pratica, l'unico modo per conoscere il carattere qualitativo dell'esperienza di un'altra persona sarebbe entrare nelle sua testa, essere al suo posto.

Nella filosofia della mente i qualia sono stati al centro di un ampio dibattito, inserendosi nella discussione più generale sulla riducibilità del mentale al materiale. A partire dagli anni '50 acquistarono forza le teorie materialiste, come il funzionalismo e il comportamentismo, che assumevano un approccio riduzionista identificando gli stati mentali con degli stati fisici o funzionali. Secondo il funzionalismo, ad esempio, essi sono definiti dalle relazioni causali stabilite con gli altri elementi del sistema, ossia con gli input e con gli output. Ad esempio, quando tocchiamo qualcosa che ci punge, lo stato mentale qualitativo del dolore è definito funzionalmente dal suo essere causato dalla sensazione fisica della puntura e dal comportamento che ne deriva, ossia l'allontanamento. Da tale concezione degli stati mentali deriva la teoria della realizzabilità multipla, secondo la quale uno stesso stato mentale può essere realizzato in sistemi fisici differenti, ed anche in sistemi non biologici come i computer, perchè ciò che definisce quello stato mentale è la sua funzione, ossia la sua relazione con lo stimolo in entrata e con l'azione che produce.

Tra gli avversari delle teorie funzionaliste ed in generale riduzioniste ci sono coloro che le ritengono non idonee alla spiegazione degli stati mentali ed hanno elaborato diversi argomenti per contrastarle. I qualia sono spesso il fulcro di tali argomentazioni, utilizzati per dimostrare la loro irriducibilità e sostanziale differenza rispetto agli stati fisici e a quelli funzionali. In "What is it like to be a bat" Thomas Nagel utilizza l'esempio dei pipistrelli per evidenziare la differenza che intercorre tra la conoscenza soggettiva e oggettiva: avere la prima significa poter assumere il punto di vista del soggetto che stiamo conoscendo, ossia sapere come è essere lui. Le teorie riduzioniste, basandosi invece su una conoscenza di tipo oggettivo, ossia sulla conoscenza delle caratteristiche fisiche, non possono secondo Nagel spiegare l'aspetto soggettivo dell'esperienza che definisce gli stati mentali. Per fare un esempio, nel caso dei pipistrelli tutte le conoscenze che possiamo acquisire sul loro apparato sensoriale e sul meccanismo di ecolocalizzazione che utilizzano per percepire l'ambiente circostante non basteranno a farci capire cosa significhi fare esperienza del mondo in un modo così differente dal nostro.

Anche per il filosofo Frank Jackson le teorie materialiste non riescono a spiegare i qualia, ossia l'aspetto qualitativo dell'esperienza cosciente. Egli ci propone un esperimento mentale: Mary è una scienziata specializzata in neurofisiologia dei colori, quindi ha a disposizione tutte le informazioni per riconoscerli e per sapere cosa accade quando ne facciamo esperienza. Eppure Mary non ne ha mai visto uno, è sempre stata imprigionata in una stanza senza colori, completamente in bianco e nero. Immaginiamo che un giorno Mary riesca finalmente ad uscire di casa; imparerà qualcosa sui colori o no? Sembra ovvio che, nonostante abbia tutte le informazioni scientifiche al riguardo, Mary apprenderà qualcosa di nuovo riguardo a questa esperienza visiva. Allora, dice Jackson, significa che la conoscenza che possedeva dentro la stanza, di tipo oggettivo, era incompleta e che i qualia esistono: l'esperienza cosciente è sempre accompagnata da un aspetto qualitativo che non è riducibile alla spiegazione fisica.

I problemi sollevati dell'esistenza dei qualia possono essere applicati anche all'intelligenza artificiale. Con la teoria della realizzabilità multipla il funzionalismo tendeva la mano ai sostenitori della cosiddetta AI forte (intelligenza artificiale forte), secondo la quale le macchine possono essere effettivamente definite intelligenti ed essere equiparate alla mente umana: dunque penseranno e si comporteranno in modo identico all'uomo. Secondo il funzionalismo, infatti, la mente umana opera in modo simile ai computer, tramite input, funzioni e output. L'ipotesi dell'AI forte era stata supportata dal test di Turing, elaborato negli anni '50 dal matematico Alan Turing: secondo tale criterio una macchina può essere detta intelligente se riesce ad imitare il comportamento umano a tal punto che non sapremmo riconoscere se si tratti di una macchina o meno. Il test ha successo nel momento in cui la macchina inganna gli altri partecipanti interagendo con loro e non facendosi riconoscere in quanto macchina. Successivamente diversi filosofi si mostrarono in disaccordo sulle implicazioni derivanti dal test di Turing, ponendosi piuttosto a favore di un' AI debole, per cui le macchine operano come se fossero intelligenti, ma non possono essere paragonate alle potenzialità della mente umana e sono limitate a certi ambiti ristretti e alla risoluzione di alcuni particolari problemi.

Attaccare le teorie funzionaliste significa attaccare l'idea che due sistemi funzionalmente identici siano uguali in tutto e per tutto. Una delle più famose obiezioni al funzionalismo prende in esame proprio l'intelligenza artificiale ed è l'argomento dei qualia assenti, definito come l'ipotesi per cui un sistema funzionalmente identico, come può essere una macchina, agli stati mentali di un essere umano possa non avere qualia. Oppure l'argomento dei qualia invertiti utilizzato dal filosofo Ned Block per dimostrare che una stessa cosa può essere rappresentata da due stati mentali differenti eppure mantenere lo stesso ruolo causale. Immaginiamo una lente che permetta di vedere di colore rosso ciò che prima percepivi come verde e viceversa (lo spettro di questi colori viene invertito). Immaginiamo adesso due gemelli identici, uno dei quali ha inserita questa lente fin dalla nascita; i due gemelli, dice Block, cresceranno normalmente, saranno funzionalmente identici e non si accorgeranno mai di vedere uno stesso colore in modo totalmente diverso.

Legati a doppio filo al tema della coscienza e dell'esperienza fenomenologica, i qualia rientrano tra i cosiddetti hard problems delle scienze cognitive, ossia quei problemi riguardanti l'aspetto soggettivo dell'esperienza che sono ancora lontani dall'essere risolti. La sfida consiste nel comprendere in che modo la vita mentale, cosciente e soggettiva che sperimentiamo ogni giorno derivi dai processi fisici e biochimici che innescano l'attività neuronale. Il problema del rapporto mente-corpo appartiene ad una lunga tradizionione filosofica, a partire da Platone passando per il dualismo di Cartesio con la sua distinzione tra res extensa e res cogitans. L'esistenza di un explanatory gap per quanto riguarda l'esperienza cosciente è sempre stata avvertita e ad oggi, nonostante tutti i progressi raggiunti nell'ambito delle neuroscienze, restano aperte molte questioni: nel caso del dolore, ad esempio, noi possiamo associarlo ad un determinato meccanismo neuronale, eppure tale meccanismo non spiega perchè sentiamo il dolore proprio in quel modo, piuttosto che in un altro.