Divide et Impera - La caccia alle streghe

Solo in tempi relativamente recenti è stata avvertita la necessità di ripensare, di inquadrare la storia delle donne e gli avvenimenti fondamentali che ne hanno segnato l'evoluzione all'interno delle stesse logiche economico-politiche della storia che leggiamo nei libri di scuola.
Fino a qualche tempo fa, infatti, a mala pena vi trovava spazio e la cornice che le veniva assegnata era spesso di matrice esclusivamente culturale: un'innata misoginia sarebbe l'unica causa di una lunga storia di discriminazione e assoggettamento. Un esempio di tale cambio di rotta è il saggio di Silvia Federici intitolato "Calibano e la Strega - Le donne, il corpo e l'accumulazione originaria": un'indagine, sulla scia di quella marxista, intorno ai processi che hanno permesso l'instaurarsi dei rapporti capitalistici a partire dal XV secolo, con lo sguardo rivolto soprattutto alle conseguenze che investirono le donne e le vittime del colonialismo.

Il concetto di accumulazione originaria è ripreso dal primo libro del Capitale in cui Marx analizzò le condizioni storiche che permisero il passaggio dal sistema feudale a quello capitalistico, trovando come origine e presupposto di ogni ulteriore sviluppo una prima accumulazione, ottenuta tramite la separazione dei lavoratori dai mezzi di produzione. Espulsi ed espropriati dei mezzi di sussistenza, a partire dal XV secolo i contadini furono costretti a vendere la propria forza lavoro in cambio di un salario, mentre quei capitalisti originari si accaparrarono le terre gettando così le fondamenta per le successive accumulazioni di capitale. Secondo Federici la separazione dei lavoratori dai mezzi di produzione non fu l'unico processo necessario al capitalismo: lo schiavismo in America e la guerra alle donne, che assunse la forma della caccia alle streghe, furono condizioni altrettanto indispensabili. Infatti scrive:

[...] la forza e la costrizione sono state le leve principali, il principale potere economico nel processo dell'accumulazione originaria, perchè lo sviluppo del capitalismo ha richiesto un enorme aumento della ricchezza di cui la classe dominante europea si è appropriata e del numero dei lavoratori che ha sottomesso al suo comando.

Siamo soliti pensare alla caccia alle streghe come ad una persecuzione dal carattere tipicamente medievale: guidata da credenze religiose e superstizioni, essa nei libri di scuola è tratteggiata da elementi folcloristici e le sue cause vengono spiegate facendo riferimento al clima di radicato bigottismo, paura e sospetto instaurato dalla Chiesa cattolica e protestante. In realtà l'arco temporale in cui si dispiega tale fenomeno, che copre circa tre secoli (dal 1450 al 1750), appartiene totalmente all'età moderna, il cui inizio viene convenzionalmente fatto coincidere con la scoperta dell'America nel 1492. In Europa il servaggio che aveva caratterizzato il sistema feudale stava scomparendo, lasciando spazio ad una ridefinizione dei rapporti di lavoro, resa necessaria da un'ormai consolidata economia monetaria e dalle nascenti politiche mercantilistiche: un nuovo modello economico si stava imponendo.

Federici mette in luce come la caccia alle streghe coincida temporalmente con tale periodo di transizione (il Malleus Maleficarum, il famoso trattato su come riconoscere, eliminare e punire la stregoneria, risale al 1487), suggerendo che si possa tracciare una correlazione tra i due fenomeni. L'interpretazione di Federici è che la guerra contro le donne fu sostanzialmente un'iniziativa politica prima che religiosa, sebbene la Chiesa abbia fornito la base ideologica su cui condurla. Essa sarebbe stata volta a dividere la classe sociale più povera, ma soprattutto a spezzare il controllo che le donne avevano sul proprio corpo, sulla sessualità e sulla riproduzione, trasferendolo nelle mani degli uomini e dello Stato. La questione demografica, infatti, era di fondamentale importanza per l'emergente economia, e la necessità di abbondante forza-lavoro portò a vere e proprie politiche della riproduzione: la procreazione doveva essere messa al servizio dell'accumulazione di capitale.

In primo luogo, la contraccezione e le pratiche abortive furono demonizzate, divennero crimini riproduttivi tramite una legislazione che imponeva una stretta sorveglianza sulla maternità da parte dello Stato. In alcuni paesi, se il bambino moriva prima del battesimo la madre veniva condannata a morte; iniziarono inoltre a perdere il controllo sul parto, gestito fin dall'antichità esclusivamente dalle donne: adesso le autorità diffidavano delle levatrici, depositarie di conoscenze non solo su come condurre la gravidanza ma anche su come interromperla (per lo più si ricorreva ad ovuli vaginali o mix di erbe), e furono sostituite dal medico maschio. Quest'ultimo difficilmente dava ascolto ai bisogni e alle volontà della partoriente e aveva il compito di privilegiare la vita e la salute del feto su quella della madre. Molte donne che furono accusate di stregoneria e bruciate sul rogo erano proprio levatrici, accusate di diffondere pratiche abortive e di praticare malefici, o donne che usavano la propria sessualità per fini diversi da quello riproduttivo, come le prostitute e le lesbiche.

Ad affiancare questa politica di asservimento della donna al compito procreativo, si impose un'accentuata divisione sessuale del lavoro, con conseguente svalutazione di quello svolto dalla donna all'interno delle mura domestiche, anche quando destinato al mercato. Se da una parte le donne proletarie venivano estromesse dalle tante occupazioni che le avevano viste partecipi nel periodo medievale, dall'altra il poco lavoro rimasto era nettamente sottopagato rispetto a quello maschile e quello svolto in casa fu declassato a non-lavoro. Divenne complicato per la donna essere economicamente indipendente ed il matrimonio si presentava come l'unica opportunità di sopravvivenza. Fu così plasmata l'immagine della casalinga e della donna ideale: passiva, casta, obbediente e parsimoniosa.

Tale strategia di asservimento ed emarginazione non appartiene solo al passato. La caccia alle streghe è un problema attuale nei paesi dell'Africa subsahariana, in Papua Nuova Guinea ed in certe regioni dell'India e della Cina. Come è stato giustamente sottolineato, non si può spiegare il fenomeno facendo appello esclusivamente alla superstizione; la donna che viene accusata di stregoneria è, nella maggior parte dei casi, la donna povera e sola, la vedova non protetta da alcuna figura maschile, che ormai viene avvertita come un peso per la società e a cui è semplice togliere anche quel poco che possiede. In questi paesi, sono soprattutto le autorità religiose ad instillare il terrore e la repulsione delle donne sole, non inquadrabili all'interno dell'ordine patriarcale; e quest'ultime, temendo di essere aggredite, devono spostarsi in appositi campi per streghe, in cui vengono costrette a lavorare e a vivere emarginate dalla società. Il fenomeno è particolarmente esteso in Ghana: la credenza magica per cui all'origine di tutto, della morte, delle difficoltà lavorative e delle malattie vi sia una qualche stregoneria rende il gioco facile alle autorità politiche e agli interessi economici di coloro che sfruttano il territorio e la popolazione. Non è un caso che i paesi dove avvengono oggi tali persecuzioni sono tra quelli che subiscono maggiormente il neocolonialismo e lo sfruttamento a favore dell'accumulazione capitalistica.

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L'antica politica del Divide et Impera consiste nella frammentare e nel far serpeggiare la discordia all'interno di un corpo sociale sfruttato e, quindi, potenzialmente ribelle e pericoloso. Il fenomeno della caccia alle streghe può essere interpretato anche in questa chiave. Allo stesso modo, la disumanizzazione degli amerindi operata dai coloni europei nel XVI secolo non fu un'operazione immediata, ma fu conseguenza di una volontà politica volta sia a distruggere la resistenza degli oppressi (molti lavoratori provenienti dall'Europa inizialmente fraternizzarono con gli schiavi, sentendosi parte di una causa e di un odio comune contro il padrone), sia a giustificare lo sterminio e lo sfruttamento della forza lavoro. Le storie sul cannibalismo e sull'adorazione del diavolo da parte degli amerindi giustificavano agli occhi degli europei l'invasione, dandole le sembianze della missione evangelica. Come scrive Federici:

[...] il capitalismo, in quanto sistema economico e sociale, è necessariamente compromesso con il razzismo e il sessismo. Il capitalismo infatti deve giustificare e mistificare le contraddizioni inerenti ai suoi rapporti sociali - la promessa di libertà contro una realtà di coercizione diffusa, la promessa di prosperità contro una realtà di penuria diffusa - denigrando la "natura" di coloro che sfrutta.