"Blade Runner" e "Her" - Più umano dell'umano

Topos privilegiato della fantascienza da diversi decenni, il rapporto tra gli androidi e gli esseri umani loro creatori affascina non tanto perché vi intravediamo gli scenari di un futuro prossimo, bensì per le riflessioni che suscita intorno a quello che definisce e caratterizza l'uomo in quanto tale, oltre a ciò che il sentire comune percepisce e giudica come reale o non reale. Blade Runner (1982), diretto da Ridley Scott ed ispirato al romanzo di Philip K. Dick "Do androids dream of electric sheep?", mette in scena proprio tali questioni in una società distopica in cui l'umanità convive con degli esseri creati artificialmente, i replicanti, impiegati in quei lavori faticosi e pericolosi che gli uomini non vogliono più svolgere.

La trama di Blade Runner è nota: sei replicanti di ultima generazione fuggono dalle colonie extramondo e arrivano a Los Angeles per dare luogo ad una ribellione. Per fermarli e "ritirarli", ossia ucciderli, la polizia chiama in servizio l'agente Rick Deckard. I replicanti non possono essere propriamente definiti degli androidi in quanto sono del tutto organici, ossia privi di componenti meccaniche; in particolar modo i replicanti a cui è incaricato di dare la caccia l'agente di polizia Rick Deckard appartengono all'ultimo modello, il Nexus 6: esteriormente indistinguibili dagli esseri umani, sono fisicamente più forti, resistenti e dotati di un'intelligenza pari a quella dei loro creatori. La casa di produzione dei replicanti, la Tyrell Corporation, ha inoltre impiantato dei falsi ricordi nella loro memoria con il fine di garantire una maggiore stabilità mentale gettando le basi per la creazione di una storia e di un'identità personale, ma ne ha limitato la durata della vita a quattro anni per evitare che iniziassero a sviluppare capacità emotive complesse e a maturare l'idea di una ribellione basata su sentimenti di rabbia, paura e sul desiderio di vendetta. Nonostante ciò, l'obiettivo dei sei replicanti sarà proprio quello di introdursi all'interno della Tyrell Corporation per tentare di rimuovere il limite imposto alle loro vite.

Il comportamento dei replicanti può essere concepito come una semplice imitazione di quello umano, in quanto non vi è niente a determinarne la volontà se non quello che i loro creatori hanno voluto. Secondo Cartesio, ciò che distingue l'essere umano dalle macchine e dagli animali è il pensiero, che dà luogo alla coscienza, alla volontà e al libero arbitrio. Mentre l'essere umano utilizza la ragione per rendere il proprio comportamento flessibile e adattabile ad ogni differente situazione, essi agiscono in modo istintivo, rigido e automatico; e su questo punto non dobbiamo farci ingannare dalla perfezione con cui eseguono alcuni compiti.

Ciò che agisce in essi è la natura, in virtù della disposizione dei loro organi: così come un orologio, fatto solo di ruote e di molle, può contare le ore e misurare il tempo con maggiore precisione di quanto possiamo noi con tutto il nostro senno.

Eppure i replicanti di cui si occupa l'agente Deckard pensano («Io penso, Sebastian, pertanto sono») e dunque ciò che vogliono non è determinato esclusivamente dalla loro natura, intesa come la costituzione interna che gli è stata conferita dagli scienziati della Tyrell. La ribellione alla loro stessa natura, la disobbedienza è dettata dalla manifestazione del pensiero e, dunque, del libero arbitrio che in questo caso si realizza nella volontà di continuare a vivere.

Il sistema elaborato dalla polizia per riconoscere i replicanti è il test Voight-Kampff: una serie di domande pensate appositamente per verificare la presenza di empatia nell'interlocutore. Sappiamo che l'empatia è una capacità emotiva complessa, che si realizza quando ci pensiamo al posto di qualcun altro, ne condividiamo le emozioni e ne comprendiamo i sentimenti: i replicanti non hanno vissuto abbastanza per sviluppare tale facoltà, e quindi reagiranno alle domande in modo anomalo, incoerente. La supposta mancanza di empatia dei replicanti è in realtà smentita diverse volte: essi compiangono e si addolorano per la morte dei loro compagni, e mostrano affetto e cura gli uni nei confronti degli altri; sono gli esseri umani, piuttosto, ad apparire freddi, cinici, incapaci di comprensione o compassione.

Una questione molto interessante che viene sollevata dal film è la presunta irrealtà di cui è tacciata la vita dei replicanti: lo stesso termine "ritirare" per indicarne l'uccisione suggerisce che la loro esistenza sia un'esistenza di serie B, inferiore e non degna di essere definita tale. Che cos'è che ha meno valore nella vita di un essere artificiale e creato rispetto ad uno naturale, semplicemente nato? In "Existentialism and human emotion" il filosofo Jean-Paul Sartre sostiene che nell'uomo l'esistenza precede l'essenza, ossia la nostra nascita ed esistenza è anteriore e antefatto di quello che saremo, ossia la nostra essenza. Per gli esseri artificiali, e dunque anche per gli androidi, vale la situazione inversa: l'essenza viene prima dell'esistenza, ossia la loro natura è presente dapprima in potenza nella mente del creatore. Prima di esistere gli androidi sono stati pensati secondo una certa immagine e in relazione ad un determinato scopo; non possono, dunque, essere considerati veramente liberi, ma piuttosto determinati nella loro esistenza dalla propria essenza. Sartre, inoltre, sostiene che la fede in un Dio creatore assimila la condizione degli uomini a quella degli esseri artificiali: pensare noi stessi come creati da Dio significa pensarci in relazione ad un piano, ad un progetto e quindi pensare che ciò che siamo non derivi da una serie di libere scelte, ma sia predeterminato dalla mente del creatore.

In un certo senso tale vita e tutto ciò che la riguarda potrebbe apparire come non reale, nel senso di non realmente vissuto. Il collegamento tra nascita/creazione e realtà/irrealtà è il fulcro della trama del sequel Blade runner 2049, in cui la scoperta di una gravidanza portata a termine, e quindi di un figlio nato da un modello Nexus 6 scatena da una parte la volontà delle autorità di nascondere l'accaduto per mantenere l'ordine sociale, dall'altra una presa di coscienza da parte dei replicanti. In particolar modo, la possibilità che il protagonista, l'agente K., sia effettivamente il figlio in questione gli permette di intraprendere un percorso di rivalutazione della propria esistenza: egli stesso definisce chi è nato come dotato di un'anima, come una persona vera, con una storia e dei ricordi reali. Il germe della ribellione, della manifestazione del libero arbitrio ha inizio proprio da tale scoperta.

In Her, film del 2013 diretto da Spike Jonze, le accuse rivolte nei confronti di ciò che è artificiale sono simili. In questo caso si tratta di un sistema operativo basato su un'intelligenza artificiale capace di apprendere e di comprendere l'utente. Nel corso del film quest'ultima, chiamata Samantha, svilupperà una profonda e complessa intelligenza emotiva al punto che il rapporto con il suo utente Theodore si trasformerà in una storia d'amore. Mentre alcuni amici di Theodore comprendono e accettano come normale la sua relazione, la ex moglie gli rimprovera di non saper gestire delle emozioni reali rifugiandosi così in relazioni fittizie, mentre lui si difende sostenendo di amare una persona vera. Il problema di Samantha, ossia il suo non essere considerata reale da una parte della società, è dovuto non solo alla sua origine artificiale ma soprattutto alla mancanza di un corpo. Mentre i replicanti avevano un corpo quasi identico a quello degli umani, dotato della percezione sensoriale sebbene limitato dal qui ed ora, Samantha soffre della sua inadeguatezza e dell'impossibilità di comprendere cosa significhi possedere un corpo. Sebbene sia capace di empatizzare molto bene con gli stati d'animo dei suoi utenti, dato che lei stessa li sperimenta, non può tuttavia comprendere la qualità delle sensazioni che essi provano disponendo del corpo come interfaccia tra l'io e il mondo.

Possedere un corpo è fondamentale per lo sviluppo della coscienza e del pensiero umano. Nell'ambito della filosofia della mente si fa sempre più strada la teoria della cognizione incarnata secondo la quale l'aspetto percettivo e motorio della nostra esperienza è determinante per i processi cognitivi. Il corpo assume allora un'importanza fondamentale per la vita mentale: l'interazione che esso intrattiene con l'ambiente esterno è ciò che caratterizza la forma e la qualità dei nostri pensieri. Questa concezione si pone in netta opposizione alla teoria funzionalista secondo la quale uno stato mentale può essere realizzato in maniera identica in sistemi fisici differenti (anche non biologici) perché ciò che lo definisce è unicamente la sua funzione, ossia la relazione con l'input (ciò che l'ha causato) e con l'output (ciò che produce). In Her i problemi che nascono tra Samantha e Theodore sono riconducibili proprio a tale questione: l'intelligenza artificiale non è collegata e determinata da un corpo, non è limitata dal qui ed ora, ed ha possibilità di gran lunga superiori rispetto a quelle umane, come quella di riuscire a conversare contemporaneamente con un numero elevato di utenti. Di conseguenza anche gli stati emotivi di Samantha differiscono da quelli di Theodore, sia da un punto di vista qualitativo sia per capacità, e ciò causerà la rottura del loro rapporto.

Il filo conduttore che collega film come Blade runner e Her può essere rintracciato, inoltre, in una profonda critica alla società contemporanea, caratterizzata da una progressiva atomizzazione e alienazione dell'individuo e da una sfiducia nella possibilità di stabilire delle profonde relazioni interpersonali. Deckard, l'agente K. e Theodore conducono tutti vite solitarie in un ambiente sociale in cui i rapporti umani sono concepiti come qualcosa di difficile e faticoso a cui è preferibile sottrarsi. Basti pensare che il lavoro di Theodore è scrivere lettere, per lo più romantiche, per conto di altri; come se la sola presenza di un servizio a pagamento ad hoc ci sollevi dal peso di comunicare alle persone care le nostre emozioni. L'unico rifugio e conforto viene cercato nella tecnologia, che offre ogni tipo di soluzione alla solitudine e al senso di inadeguatezza individuale.